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Newsletter di Confartigianato Imprese n.77

PAGAMENTI PA – Si accorciano i tempi di pagamento degli enti pubblici. Ma il debito verso le imprese resta alto

58 giorni: è il tempo medio impiegato nel 2016 dalla Pubblica amministrazione per pagare le imprese che forniscono beni e servizi. Le cose, anche grazie al pressing costante di Confartigianato, sono migliorate rispetto ai tempi biblici di qualche anno fa.

Ma dietro la media nazionale, si nascondono situazioni ancora allarmanti. A rivelarle è un’analisi di Confartigianatoche ha messo in luce i ritardi con cui in molte zone del Paese gli enti pubblici pagano gli imprenditori. Si scopre così che due terzi delle amministrazioni non salda le fatture entro i termini fissati dalla legge sui tempi di pagamento in vigore dal 2013. Che sono di 30 giorni, con l’eccezione di 60 giorni per gli enti del sistema sanitario nazionale.

Le attese più lunghe le devono sopportare gli imprenditori del Molise dove gli enti pubblici pagano in 107 giorni. Decisamente più fortunate le aziende della Provincia autonoma di Bolzano che devono aspettare soltanto 36 giorni.

Nella classifica delle province il primato negativo va a Catanzaro dove la pubblica amministrazione salda le fatture in 111 giorni. Bisogna salire a Mantova e a Sondrio per trovare la situazione ideale: nelle due province lombarde, infatti, gli imprenditori vengono pagati in 25 giorni.

Tra enti virtuosi e cattivi pagatori, l’Italia rimane comunque tristemente in vetta alla classifica europea per il maggiore debito commerciale della pubblica amministrazione verso le imprese: parliamo di una somma che tocca i 3 punti di Pil, vale a dire il doppio della media del vecchio continente.

Insomma, ce n‘è di strada da fare.

E dire che la soluzione sarebbe a portata di mano. Il Presidente di Confartigianato, Giorgio Merletti, insiste a riproporla da anni. Per rispettare il diritto delle imprese ad essere pagate in tempi certi basterebbe applicare la compensazione diretta e universale tra i debiti e i crediti degli imprenditori nei confronti dello Stato.

Ma, forse, è una soluzione troppo semplice per un Paese così complicato come l’Italia!

RITRATTI DEL LAVORO – La pelletteria internazionale di lusso nasce a Valentano, Viterbo

“In più di 30 anni di imprenditoria artigiana e di specializzazione nel settore della pelletteria di lusso, la nostra maggiore soddisfazione è quella di aver convinto i più importanti brand internazionali a portare la produzione a Valentano, nel cuore

della Tuscia viterbese”. A parlare è Fabio Martinelli, uno dei due pilastri della Di.Mar Group, la galassia di piccole e medie imprese artigiane sparse tra le province di Viterbo e di Teramo, che lavora per sei dei colossi mondiali della pelletteria di lusso. Soprattutto borse e piccola valigeria, zaini innovativi, portafogli e accessori vari. La Di.Mar Group e le imprese che ne compongono la costellazione sono un’eccellenza per l’organizzazione del lavoro e del processo produttivo, al punto da convincere le multinazionali del settore a spostare la produzione lontano dai distretti tradizionali della pelle, come la Toscana o il Veneto. “Quando siamo arrivati qui a Valentano – aggiunge con una battuta l’altro pilastro della Di.Mar, Angelo Cionco – Al bar tutti parlavano di pecore e di bestiame, l’occupazione principale della zona. Oggi, si parla soltanto di borse di lusso”, ci dice prima di scoppiare in una risata contagiosa, tipica di questo angolo di Centro Italia. La collaborazione con i più influenti designer internazionali del settore ha portato alcune delle realizzazioni della Di.Mar tra le sale espositive del MOMA di New York o delle Gallerie Lafayette di Parigi, alla realizzazione di una sauna portatile o a quella di una capsula modulare, per riposare immersi nella natura. “Abbiamo diverse maestranze e con loro studiamo soluzioni pratiche a idee sempre più innovative. Amiamo le sfide”, ci dicono all’unisono. Far dialogare una galassia così ampia di piccole imprese deve essere una di quelle, tra le più ambiziose. “Abbiamo investito molto sul rendere sempre più fluidi il processo produttivo e l’organizzazione del lavoro – spiega Martinelli – I nostri committenti internazionali chiedono certificazioni di qualità e un altissimo tasso di responsabilità etica e di sostenibilità aziendale. Questi sono diventati negli anni due dei paradigmi imprescindibili della nostra impresa”. “Abbiamo una forte esperienza nel settore e possiamo vantare tecniche di lavorazione di assoluta qualità. A questo, però, vogliamo aggiungere un’innovazione totale dei processi produttivi e una gamma completa di soluzioni pratiche offerte ai nostri clienti”, aggiunge Angelo Cionco. Un imprenditore che ha insegnato i trucchi del mestiere a quello che, da apprendista, negli anni ne sarebbe diventato socio, Fabio Martinelli. “Ero ancora un ragazzino quando ho iniziato a lavorare nella vecchia impresa di Angelo, è grazie a lui che ho imparato tutto. Dopo il militare ho deciso di mettermi in proprio e di lì a poco, negli anni ’90, abbiamo iniziato a lavorare insieme. Oggi, stiamo innovando la nostra rete di imprese con i principi della lean production, una filosofia che punta ad eliminare gli sprechi e le inefficienze della filiera produttiva, ottimizzando lo spazio, i tempi e le fasi di lavorazione. “Ognuna delle nostre aziende segue esclusivamente un cliente o una tipologia di lavorazione, condividiamo tutte le informazioni e la produzione è interamente digitalizzata, dal bozzetto ai modelli per il taglio. Utilizziamo le stampanti 3d e la prototipazione digitale”, continua Martinelli. “Questa organizzazione del lavoro è il nostro valore aggiunto, il tratto distintivo, il motivo per cui i grandi marchi internazionali continuano a scegliere le nostre aziende per la produzione della pelletteria di lusso”, aggiunge Cionco. Alla produzione in conto terzi e alle sperimentazioni artistiche, la Di.Mar Group ha affiancato il lancio sul mercato di un proprio brand, la “Monteneri”, una gamma di prodotti di alta qualità artigiana, frutto della contaminazione tra idee innovative e tecniche tradizionali di lavorazione. “Questa è l’unica contaminazione che ammettiamo per i nostri prodotti – sottolinea Martinelli con un sorriso – La pelle che utilizziamo è naturale e trattata secondo standard elevati di qualità e di rispetto dell’ambiente. Amiamo sperimentare e utilizzare materiali diversi, come lo zaino Black Id della Monteneri, fatto in pelle e fibra di carbonio. Un modello con cui abbiamo vinto il premio “Confartigianato Design Awards” durante l’EXPO 2015 di Milano”. 
I progetti per il futuro non mancano. Fabio Martinelli e Angelo Cionco sono due imprenditori dinamici e innovativi, alla continua ricerca di soluzioni sempre più interessanti. Nell’immediato futuro c’è la creazione della prima scuola professionale per la lavorazione della pelle. “Un progetto che stiamo studiando con l’Università della Tuscia di Viterbo e con la Regione Lazio per far incontrare i giovani designer internazionali con il tessuto produttivo italiano. Sarebbe il quinto ente di formazione professionale riconosciute dalla Regione – continuano i due imprenditori – Abbiamo già allestito gli spazi didattici e quelli per la lavorazione. A breve, speriamo di poter partire e di ospitare qui a Valentano tanti giovani creativi di tutto il mondo, per continuare ad innovare le forme, lo stile e il processo produttivo di uno dei mestieri più antichi dell’artigianato italiano”.

LOMBARDIA – Dal 23 al 28 ottobre la 9° edizione della Settimana dell’Energia

Dal 23 al 28 ottobre si svolge la 9^ edizione della Settimana per l’Energia, la manifestazione ideata e promossa da Confartigianato Imprese Bergamo che quest’anno assume rilevanza regionale.

Tutto il sistema delle Associazioni appartenenti a Confartigianato Lombardia parteciperà all’iniziativa e molte delle organizzazioni realizzeranno incontri e iniziative sul proprio territorio.  La Settimana dell’Energia ha l’obiettivo di offrire alle imprese associate, ma anche a professionisti, studenti, famiglie, istituzioni e operatori del settore, preziosi spunti di riflessione sulle tematiche della green economy e del risparmio energetico e nuove occasioni di business.

L’edizione 2017 ha il titolo “Economia circolare e sharing economy: il Presente per un Futuro sostenibile” e prevede una serie di appuntamenti, convegni e iniziative culturali gratuiti e aperti a tutti per approfondire i temi energetici e del business, in ottica di sostenibilità energetica, ambientale ed economica.

Clicca QUI per leggere il programma della Settimana dell’Energia

STUDI – Calo del sommerso (-2,8%) interamente determinato da maggiore compliance imprese (-6,4%)

Nel 2015 l’economia sommersa vale 190.474 milioni di euro, pari all’11,5% del PIL. Quasi la metà (48,9%) dell’economia sommersa è rappresentata dalla sottodichiarazione, un ulteriore 40,6% deriva da lavoro irregolare ed il restante 10,4% è rappresentato da altre voci, quali la riconciliazione delle stime indipendenti dell’offerta e della domanda di beni e servizi e dalla valutazione degli affitti in nero. All’economia sommersa si aggiungono 17.099 milioni di attività illegali, componendo il totale dell’economia non osservata pari a 207.573 milioni di euro.

Nell’ultimo anno il valore aggiunto riconducibile all’economia sommersa diminuisce del 2,8%, con una riduzione di 5.531 milioni di euro. Tale diminuzione è stata interamente determinata dal calo del 6,4% rilevato per le sottodichiarazione delle imprese, con una riduzione in valore assoluto di 6.328 milioni. Un contributo positivo, seppure inferiore, deriva dal calo dello 0,9% del lavoro irregolare, con 685 milioni in meno, mentre crescono dell’8,1% le altre voci con 1.481 milioni in più. Gli ultimi dati pubblicati offrono una miglior rappresentazione del fenomeno del sommerso in quanto sono state utilizzate – come indicato dall’Istat – nuove procedure di stima basate su un insieme informativo più ricco, con “modelli di profiling delle imprese finalizzati a consentire, da una parte, una migliore corrispondenza fra tipologia d’impresa, modalità di comportamento e variabili esplicative e, dall’altra, una più fine individuazione e valutazione del fenomeno”.

Dopo un triennio di sostanziale stabilità, nel 2015 si osserva un forte calo del peso della sottodichiarazione sul PIL che si porta sul 5,6%, 0,5 punti percentuali in meno rispetto al 2014.

A livello settoriale si osserva un peso della sottodichiarazione sul valore aggiunto più che doppio rispetto alla media del 6,3% per i Servizi professionali (16,2%), seguiti da Commercio all’ingrosso e al dettaglio, trasporti e magazzinaggio, attività di alloggio e ristorazione (12,8%) e Costruzioni (12,3%); al contrario il Manifatturiero esteso – comprensivo di estrattivi ed energia – mostra un peso sul valore aggiunto pari al 3,6% e quindi quasi dimezzato rispetto della media.

Per quanto riguarda invece la dinamica della sottodichiarazione il calo è diffuso ed il solo comparto in cui aumenta è Istruzione, sanità ed assistenza sociale (+2,5%) mentre le diminuzioni più intense si registrano per Produzione di beni intermedi, energia e rifiuti (-14,4%), Produzione beni di investimento (-11,9%) e Servizi – finanziari e non – alle imprese (-11,1%).

Va osservato che in parallelo alla riduzione del fenomeno della sottodichiarazione delle imprese cresce l’evasione riconducibile alla fiscalità internazionalenostre analisi hanno evidenziato che la base imponibile evasa è pari nel 2015 a 30.797 milioni di euro, in crescita del 29,9% rispetto ad un anno prima.

STUDI – Su spread prezzo energia elettrica squilibrio oneri: piccole imprese con 34% dei consumi ma pagano il 46% degli oneri generali

Sul fronte dei prezzi dell’energia elettrica persiste il divario tra consumatori italiani e quelli europei, più accentuato per le piccole imprese. Sulla base deidati della Relazione annuale dell’Autorità pubblicata all’inizio del mese il profilo della famiglia tipo identificato dall’Autorità – 2.700 kWh all’anno e una potenza impegnata di 3 kW – regista in Italia un prezzo al lordo delle imposte di 23,77 centesimi di euro/kWh, superiore dell’8,3% ai 21,94 centesimi di euro/kWh pagati in Euro zona; nella media del secondo semestre 2016 il divario per le famiglie italiane è al 6,2%.

Come segnalato da nostre analisi basate sull’Indice Confartigianato del costo dell’energia elettrica sulle MPI è ben più ampio il divario di competitività dei prezzi elettrici per le micro e piccole imprese che sale al 29,0% superiore rispetto a quello di un competitor europeo di analogo profilo; il gap è in aumento dopo aver toccato nel semestre precedente il valore minimo (22,3%) dal 2012, inizio delle osservazioni dell’Indice. Nella media del 2016 il divario si è colloca al 25,6%. Il divario di prezzo è influenzato dall’elevata tassazione e dallo sbilanciamento del prelievo degli oneri a sfavore delle imprese di minore dimensione. Sulla base della distribuzione degli oneri proposta nella Relazione della Autorità si calcola che i clienti non domestici in bassa tensione prelevano il 34,3% dell’energia dell’utenza totale non domestica (al netto dell’illuminazione pubblica) ma pagano il 45,9% degli oneri generali di sistema; all’opposto i clienti non domestici in alta e altissima tensione prelevano il 18,5% dell’energia e pagano il 9,7% degli oneri. In media il prelievo degli oneri generali per kWh per una piccola impresa è 2,5 volte quello di un consumatore industriale in alta tensione e del 46,4% superiore a quello del cliente domestico medio.

L’analisi in ‘Imprese ed energia’ su QE – Quotidiano energia.

BALNEARI – Oasi Confartigianato chiede certezze su riforma concessioni demaniali

Nel corso del convegno ”Turismo e imprese balneari: per crescere occorrono certezze’, organizzato il 14 ottobre al ‘Sun’ di Rimini, è intervenuto il Presidente di Oasi Confartigianato Giorgio Mussoni il qual ha riaffermato l’urgenzache il Governo varientro l’attuale legislatura, il nuovo regime per il rinnovo delle concessioni demaniali marittime, non più procrastinabile, mettendo fine alla situazione di forte preoccupazione e precarietà che minaccia il futuro delle imprese balneari associate.
Secondo il Presidente Mussoni è “indispensabile che la riforma si incardini sulla proposta di OASI volta a ristabilire le garanzie essenziali per tutelare il comparto e fondata sui seguenti punti cardine:  riconoscimento del valore economico/commerciale dell’impresa; valorizzazione della competenza/professionalità degli operatori balneari italiani che rappresentano un modello di eccellenza unico al mondo; riconoscimento del legittimo affidamento; adeguato periodo transitorio. Questa – ha sottolineato Mussoni – è la soluzione da sempre portata avanti da OASI, quale unica via percorribile, anche sul piano della compatibilità con i principi comunitari, per “salvare” le imprese associate del settore”.

Al convegno erano presenti, tra gli altri, gli onorevoli Sergio Pizzolante e Tiziano Arlotti (relatori al disegno di legge n. 4302 per il riordino delle concessioni) e Marco Scajola (Assessore all’Urbanistica Regione Liguria e Coordinatore nazionale del Tavolo Interregionale sul Demanio marittimo).

Da parte degli On.li Sergio Pizzolante e Tiziano Arlotti  è stato confermato l’impegno per arrivare al più presto all’approvazione del provvedimento e al definivo riordino della materia con la stesura dei decreti attuativi, nel senso auspicato dalla categoria.

VARESE – Impresa 4.0: istruzioni per l’uso ad un seminario di Confartigianato

Impresa 4.0: sarà vera rivoluzione? La domanda è d’obbligo, la risposta scontata, ma non per tutti. Perché, nel vortice di innovazioni che rischiano di travolgere più che avvolgere, il rischio per molte imprese è di costruire una casa di diamanti su fondamenta di cartone.

O, detto altrimenti, di rafforzare il tetto senza consolidare i muri portanti. Dunque sì, sarà vera rivoluzione ma, per comprendere come affrontarla, è bene piantare qualche solido paletto: la via italiana a misura di Pmi 4.0 poggia innanzitutto sulla conoscenza, sulla formazione e sulla chiarezza degli obiettivi.

Impresa 4.0, oggi, è infatti sinonimo di digitalizzazione, integrazione tra macchinari, dati e oggetti, riqualificazione professionale, indispensabile per combinare innovazione e abilità artigiana tradizionale. Il tutto con il supporto degli incentivi (cumulabili) messi a disposizione dal Governo – nell’ambito del Piano Nazionale Impresa 4.0 e non solo – e da Regione Lombardia.

E saranno proprio questi i temi al centro del seminario tecnico-pratico promosso da Confartigianato Varese e Faberlab per offrire alle imprese un quadro non solo teorico su incentivi agli investimenti, procedure necessarie alla certificazione dei beni strumentali, valutazione delle applicazioni tecnologiche legate a Industria 4.0 e loro effettiva integrazione con i progetti di sviluppo identificati dalle singole aziende.

L’appuntamento è per martedì 14 novembre, dalle 10 alle 18, nelle nuove sale convegni della sede di Confartigianato Imprese di Gallarate (viale Milano, 69). La mattinata – moderata da Alessandro Garnero, direttore editoriale di Industrie 4.0 – sarà dedicata alle informazioni tecniche e alla presentazione di case history aziendali, grazie anche alla presenza, tra gli altri, di aziende quali Alleantia, ABB (robotica); Rael Tech (revamping estrusori per la plastica), BVQI (certificazione investimenti) e Faberlab.

Clicca QUI per saperne di più e iscriverti al seminario

AUTOTRASPORTO – ‘Necessario ripristinare il superammortamento per il 2018’

L’eventualità di un mancato rinnovo del Superammortamento per i Veicoli Industriali nella Legge di Stabilità 2018 preoccupa l’intero comparto italiano dei trasporti e della logistica.
“Il comparto – scrivono in una nota congiunta Confartigianato Trasporti e le altre associazioni dell’autotrasporto e della logistica, i costruttori esteri, i concessionari – , mentre sostiene l’importanza di rendere strutturali i finanziamenti destinati all’autotrasporto, denuncia che il mancato rinnovo del Superammortamento per i Veicoli Industriali comprometterebbe il rapido rinnovo del parco italiano, tra i più vecchi d’Europa, e la conseguente realizzazione di un sistema logistico in grado di garantire sostenibilità ambientale e maggiori standard di sicurezza. Se i Veicoli Industriali fossero esclusi dal Superammortamento, lo sviluppo del settore verrebbe frenato contro le stesse prospettive strategiche del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. Le organizzazioni del settore, pertanto, chiedono che il Governo ed il Parlamento prendano in seria considerazione le conseguenze negative a danno del sistema economico italiano, che l’esclusione del beneficio dal Superammortamento per i Veicoli Industriali porterebbe in un settore strategico come l’autotrasporto che serve tutti i comparti produttivi nazionali”.

TG@ – Sette giorni di notizie con Confartigianato

TG@ è il web tg di Confartigianato Imprese, una settimana di notizie e approfondimenti sull’artigianato italiano. In questa edizione [clicca qui], il rapporto dell’Ufficio studi di Confartigianato sui tempi di pagamento della Pubblica amministrazione e tra imprese private, le osservazioni sull’impianto sanzionatorio per le etichette di abiti e calzature, la battaglia delle lavanderie tradizionali contro la concorrenza sleale delle attività self-service, la Commissione europea conferma la posizione di Confartigianato Odontotecnici sui dispositivi medici e la collaborazione di Confartigianato Parma a “Modella per un giorno”.
Segui questa e tutte le puntate del TG@ di Confartigianato sul nostro canale YouTube.

STUDI – Verso la legge di bilancio: Giovani under 30: nei primi sette mesi del 2017 160 mila assunzioni con apprendistato (+25%), pressoché pari a quelle a tempo indeterminato

La manovra di bilancio in fase di varo conterrà interventi sul cuneo fiscale concentrati sui giovani. Secondo gli ultimi dati mensili il tasso di occupazione è in salita; al miglioramento contribuisce il tasso di occupazione degli under 35 che è risalito al 42,0% in crescita di 2,1 punti rispetto ad un anno prima; nonostante la ripresa in essere il tasso di occupazione dei giovani under 35 rimane inferiore di 10,6 punti al massimo pre crisi registrato a luglio 2007.

Sulla crescita dell’occupazione giovanile nell’ultimo anno ricopre un ruolo chiave l’apprendistato. L’analisi dei dati sui flussi del mercato del lavoro nel settore privato per classi di età evidenzia che nel segmento dei giovani under 30 nei primi sette mesi del 2017 il numero delle nuove assunzioni in apprendistato (160 mila) risulta in aumento del 25% rispetto allo stesso periodo del 2016 ed ha pressoché eguagliato quello delle assunzioni a tempo indeterminato (167 mila, in discesa del 9%). Nel dettaglio per genere, per le donne le assunzioni di apprendisti (67 mila) superano quelle a tempo indeterminato (65 mila).

L’analisi di questa tendenza mette in luce che al diminuire della distorsioni date dagli incentivi concentrati sul lavoro a tempo indeterminato, l’apprendistato acquisisce un ruolo paritario per le assunzioni stabili dei giovani lavoratori, confermando la posizione espressa da Confartigianato.

Nei primi sette mesi del 2017 il maggiore dinamismo dell’apprendistato lo riscontiamo in Sardegna dove nei primi sette mesi del 2017 le assunzioni di apprendisti salgono del 57,6% rispetto allo stesso periodo del 2016; con crescita sopra al 30% troviamo Friuli Venezia Giulia con 48,9%, Puglia con 40,7%, Lombardia con 32,6%, Lazio con 31,9% e Basilicata con 31,5%. Seguono – con tasso di crescita superiore alla media – Molise con 29,5%, Emilia-Romagna con 28,8%, Campania con 28,4% e Marche con 27,7%.

MODA – Moda, le proposte di Confartigianato per la nuova legge sull’etichettatura

Lo schema di Decreto legislativo sull’etichettatura delle calzature e dei prodotti tessili è all’esame del Parlamento. Un provvedimento atteso da anni, che punta a costruire l’impianto sanzionatorio delle violazioni alle norme della direttiva europea di riferimento, la 94/11/CE, che disciplina e tutela il settore del tessile, abbigliamento e calzaturiero, un colosso dell’economia made in Italy, con quasi 100mila piccole imprese artigiane che danno lavoro a più di 450mila addetti. Nei giorni scorsi, Confartigianato ha presentato le proprie osservazioni, ribadendo la necessità di tutelare i consumatori e le produzioni di qualità, a cominciare dal blocco delle importazioni in Europa dei prodotti non conformi all’etichettatura di scarpe e prodotti tessili.

ODONTOTECNICI – Dispositivi medici, la Commissione europea conferma la posizione degli odontotecnici

La Commissione europea ha risposto ai chiarimenti chiesti da Confartigianato Odontotecnici e dalla federazione europea di settore sul rilascio della dichiarazione di conformità da parte dei fabbricanti dei dispositivi medici su misura. Pur rimanendo nei confini del Regolamento di settore, infatti, l’Europa ha confermato l’obbligo di rilascio da parte di tutti i produttori, tra cui rientrano anche dentisti e odontotecnici che utilizzano la tecnologia CAD/CAM, e che, di conseguenza, devono essere iscritti all’elenco dei fabbricanti di dispositivi medici su misura del Ministero della Salute.

LAVANDERIE – Lavanderie self-service in odore di concorrenza sleale, più controlli per la tutela del mercato

Il vocabolario Treccani non ha dubbi, con il termine inglese self-service si intende un’attività in cui l’acquirente si serve da solo, senza avvalersi dell’opera di addetti, camerieri o commessi. Eppure, a guardare le attività svolte dalle lavanderie self-service, qualche dubbio d’interpretazione viene. Anche più di uno, se si considerano i tanti servizi offerti ai clienti: “Dalla raccolta al lavaggio, dalla stiratura alla consegna a domicilio dei capi d’abbigliamento”, denunciano da Confartigianato Pulitintolavanderie, la sigla di un settore che sta mettendo al bando la concorrenza sleale delle lavanderie a gettone. Un impegno che Confartigianato sta mettendo in campo su più fronti, a cominciare dall’incontro di maggio con Unioncamere e da quello del 12 settembre scorso con il Ministero dello Sviluppo economico, per capire come far ordine in un settore che oggi soffre una vera e propria esplosione di attività che lavorano, troppo spesso, nei coni d’ombra della legalità e della libera concorrenza del mercato. Se le lavanderie tradizionali sono chiamate a rispettare una lunga serie di vincoli e di requisiti professionali e ambientali, oltre agli oneri burocratici e alle autorizzazioni per l’attività imprenditoriale svolta, le lavanderie self-service, invece, dovrebbero limitarsi all’attività commerciale di noleggio di lavatrici e attrezzature professionali. Il lavoro, poi, spetterebbe al cliente, che non potrebbe avvalersi dell’aiuto dello staff. Il condizionale è d’obbligo, però, perché troppo spesso questo non avviene. Per questo motivo, la sigla di settore di Confartigianato sta chiedendo maggiori controlli e una distinzione netta ed univoca di due attività, divise da un confine fin troppo facile da eludere, mascherato dietro ad un avviso scritto a mano e lasciato sulle pareti di una lavanderia a gettoni a scolorire.

SICILIA – Da beni culturali e turismo nuovo slancio alle piccole imprese siciliane

Rilanciare beni culturali e turismo per dare un nuovo slancio alle imprese. Così può anche ripartire l’economia dell’isola. È questa la ricetta di Confartigianato Sicilia, guidata da Filippo Ribisi, per dare impulso al sistema economico siciliano.

Se ne è discusso questa mattina all’Assemblea regionale siciliana, nel corso del convegno organizzato da Confartigianato Sicilia, “Beni culturali e turismo in Sicilia. Il contributo delle imprese”. 

Investire in interventi di manutenzione, protezione e restauro dei beni culturali e ricreativi della Sicilia porterebbe probabilmente anche alla crescita di questo flusso di turisti. Ma non solo: se fossero direttamente coinvolte le 20.861 imprese del territorio che si occupano di installazione di impianti, completamento e finitura di edifici, attività di conservazione e restauro di opere pubbliche e attività di servizi per edifici e paesaggio, di cui oltre la metà (55,8%), pari a 11.635 unità, sono artigiane, si aggiungerebbe un ritorno in termini economici per il tessuto imprenditoriale dell’intera Isola.

“Migliaia sono le imprese che contribuiscono con la manutenzione, con il restauro, con l’installazione di apparati tecnologici, alla conservazione del Bene, alla sua valorizzazione, alla fruizione in modo ottimale – ha detto il presidente di Confartigianato, Filippo Ribisi –. In un contesto che vede la Sicilia fanalino di coda di classifiche stilate sulla base di freddi indicatori delle performance economiche (pensiamo all’occupazione, alla burocrazia, all’incapacità di spendere le risorse comunitarie) ci chiediamo come si possa omettere di considerare che l’immenso patrimonio storico–culturale  che essa possiede è indissolubilmente legato al suo sviluppo economico. Il connubio beni culturali e turismo  – ha concluso Ribisi – è per noi la formula su cui puntare per il futuro dell’Isola, punto di partenza per una ritrovata crescita economica di stabile durata,  perché richiede di partire semplicemente da ciò che si ha già, non occorre inventarsi nulla. In fondo la Sicilia non è mai stata ricca di altro se non della sua storia, dei suoi paesaggi e del suo clima”.

Al convegno è intervenuto il Segretario Generale di Confartigianato Imprese, Cesare Fumagalli, secondo il quale “bisogna fare un’operazione di narrazione di quelle che sono le capacità delle imprese artigiane in Sicilia. Inoltre, bisogna integrare le attività economiche, solo così può scattare un meccanismo di successo”.

In Sicilia la spesa media per beni culturali e servizi ricreativi tra il 2013 e il 2015 – ultimi dati disponibili – è di 553 milioni di euro, pari a 109,2 euro pro capite. Rispetto alla media nazionale, nel periodo tra il 2009 e il 2015, si registra un gap di 786 milioni di euro nella spesa per beni culturali e servizi ricreativi. In particolare nel corso degli otto anni esaminati si osserva un dimezzamento della spesa (- 54,4%) per l’acquisto di beni e servizi, in cui rientrano le spese per interventi di manutenzione, protezione e restauro di beni culturali.

Una minor spesa in interventi di manutenzione, protezione e restauro va col tempo a ledere la bellezza dei 257 musei e istituti culturali presenti su tutta l’Isola: 175 musei e gallerie, 40 aree o parchi archeologici e 42 monumenti o complessi monumentali. Il numero totale di persone che si sono recate a visitare i gioielli culturali siciliani sono 5.238.357 (dato anno 2015). Con una quota significativa di visitatori stranieri, come si deduce dai dati relativi ai flussi turistici della regione secondo cui ben il 44,2% dei 4.321.491 turisti provengono dall’estero.

E i numeri confermano che la strategia di Confartigianato può essere vincente. Il recupero del 70% del gap di spesa, rispetto alla media nazionale, per l’acquisto di beni e servizi per il settore Cultura si tradurrebbe in Sicilia in 1.198 nuovi posti di lavoro nelle oltre 20 mila imprese che si occupano di installazione di impianti, completamento e finitura di edifici, attività di conservazione e restauro di opere pubbliche e attività di servizi per edifici e paesaggio (oltre la metà artigiane).

“Attivare questo meccanismo di miglioramento dei beni culturali del territorio – ha sottolineato Andrea Di Vincenzo, segretario regionale di Confartigianato Sicilia – darebbe vita a un vero circolo virtuoso: più turismo e più occupati e più lavoro per le imprese della manutenzione, protezione e restauro, ma anche ricadute positive, di conseguenza, per le 16.368 imprese artigiane dell’abbigliamento e calzature, agroalimentare, trasporti, ristoranti e pizzerie e bar, caffè e pasticcerie potenzialmente coinvolte da domanda turistica”.

Questa mattina nella sala Gialla dell’Ars, ospiti d’eccezione. A fare gli onori di casa, Giuseppe Lupo, vicepresidente dell’Ars. Ottavia Ricci, consigliera per il turismo sostenibile del ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo, è intervenuta sottolineando come “l’artigianato può portare progresso, innovazione e attrattività per il Paese. Il turismo è fatto dalle persone e sono le persone che creano attrattività. Gli artigiani sono creatori, persone che sviluppano cose nuove e attrattive. Non possono essere sostituiti da macchine e robot. Ci sarò sempre bisogno della creatività e dell’intelligenza dell’artigiano”.

Tra gli interventi anche quello di Fabio Granata, direttore del Distretto turistico Sud-est, che ha sottolineato le opportunità che potrebbe ottenere la Sicilia se il distretto dovesse diventare capitale della cultura 2020, con la messa in moto di un processo produttivo legato alla cultura.

Antonio Purpura, ordinario di Economia applicata dell’Università di Palermo ha focalizzato la sua attenzione sulle strategie da sviluppare. Mentre Laura Anello, presidente de “La via dei tesori” ha raccontato l’esperienza virtuosa di questa iniziativa giunta all’undicesima edizione, modella da esportare da sud a nord.

PARMA – Confartigianato premia la bellezza con l’iniziativa ‘Modella per gioco’

Bellezza e moda in primo piano a Parma con la seconda edizione di ‘Modella per gioco’, evento organizzato da Confartigianato, in collaborazione con il suo Gruppo Donna Impresa e Formart Obiettivo Bellezza (l’ente di formazione di Confartigianato).

L’iniziativa consiste in un concorso per selezionare aspiranti modelle e si snoda in vari step che coinvolgono tutta la città e sono culminati, ai primi di ottobre, con l’incoronazione delle vincitrici: Asia Ture e Giorgia Malandra.

L’evento ha l’obiettivo di mostrare l’abilità degli artigiani che si occupano di valorizzare la bellezza delle partecipanti al contest: dalle attività del settore benessere (acconciatori e make up artist) a quelle della moda e della comunicazione.

Un piccolo esercito di imprenditori che si mobilitano per realizzare strepitosi look da passerella. Una gara nella gara, quella che a Parma si scatena tra i professionisti della bellezza. E alla fine il risultato sfila per le strade della città e sale sul podio.

Oltre alle valutazioni della giuria composta dai vertici di Confartigianato Parma, i voti sono stati raccolti anche sul sito de lagazzettadiparma.it e sulla pagina facebook dedicata all’evento.

‘Modella per gioco’ è organizzata da Confartigianato Parma con il patrocino del Comune e della Camera di Commercio.

ALIMENTAZIONE – Sì con riserva a obbligo di indicare in etichetta lo stabilimento di produzione

Da quando è entrato in applicazione il Regolamento UE 1169/2011, riguardante l’etichettatura degli alimenti, non è più possibile capire chi produce ciò che si acquista, poiché è obbligatorio indicare sulla confezione soltanto il nominativo e l’indirizzo della sede legale dell’operatore responsabile che è quello con il cui nome o ragione sociale è commercializzato il prodotto o l’importatore in UE nel caso il prodotto provenga da paesi extra UE.
Ma questo operatore potrebbe anche non essere il produttore e, nel caso invece lo fosse, la sede legale potrebbe non coincidere con la sede delle stabilimento di produzione.
Ecco perché, sotto la spinta delle associazioni imprenditoriali e dei consumatori, è stato varato il Decreto legislativorecentemente pubblicato in Gazzetta Ufficiale che reintroduce l’indicazione obbligatoria in etichetta della sede e dell’indirizzo dello stabilimento di produzione o, se diverso, di confezionamento.
Ciò è motivato per garantire una corretta informazione al consumatore ed una immediata rintracciabilità dell’alimento da parte degli organi di controllo.
L’attuazione di tale criterio riguarderà esclusivamente le produzioni nazionali per il mercato interno e sarà pertanto garantito il rispetto del principio di mutuo riconoscimento, ovvero i prodotti realizzati in altri paesi dell’area comunitaria non saranno soggetti all’obbligo.
Per il Presidente di Confartigianato Alimentazione Massimo Rivoltini, la mancata estensione dell’obbligo agli altri paesi dell’Unione Europea determina una palese disparità di concorrenza, favorendo le imprese multinazionali, molto spesso proprietarie di marchi nazionali, in quanto questa tipologia di imprese preferisce produrre dove è meno costoso.
Il Presidente Rivoltini esprime comunque delle forti perplessità riguardo il poco tempo concesso, 6 mesi, per lo smaltimento delle etichette già predisposte e lamenta il fatto che gli imprenditori dovranno sostenere nuovi costi per far modificare gli imballi in modo da adeguarsi al provvedimento.
A parte queste ombre, soprattutto per le imprese più strutturate che, a causa della stagnazione dei consumi interni, debbono rivolgersi anche a mercati esteri, conclude Rivoltini, la valutazione in termini di principio è positiva, in quanto l’indicazione potrebbe aiutare il consumatore a scegliere consapevolmente un alimento rispetto a un altro, anche in considerazione del paese o della regione in cui è prodotto, sia per sostenere l’economia e l’occupazione locali, sia per contribuire ad un minore impatto ambientale dei prodotti.
Gli artigiani e le piccole imprese infatti di solito preferiscono utilizzare materie prime locali e metodi di produzione tipici (per sottolineare il legame con il territorio), offrendo, grazie ad una filiera più corta, maggiori garanzie di qualità, sicurezza, naturalità e valenza culturale ai consumatori.

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