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Newsletter di Confartigianato Imprese n.76

SISMA 2016 – Confartigianato chiede all’Inps rettifica su sospensione contributi

Confartigianato ha chiesto all’Inps un rapido chiarimento che rettifichi l’interpretazione, resa nota dall’Istituto il 10 ottobre, circa la sospensione del pagamento di contributi e premi assicurativi nelle zone terremotate di Lazio, Marche, Umbria e AbruzzoLa sollecitazione di Confartigianato si è resa necessaria poiché l’Inps, nel Messaggio n.3898 del 10 ottobre, sostiene che i contributi previdenziali e assistenziali sospesi sono “quelli con scadenza legale di adempimento e di versamento al 30 settembre 2017 e si riferiscono quindi al periodo di paga di agosto 2017”. In pratica, secondo l’Inps, la sospensione dei contributi e premi vale fino alle scadenze legali (non ai periodi di paga) che ricadono nel mese di settembre 2017. Di conseguenza l’ultimo mese effettivamente oggetto della sospensione prevista dalla norma sarebbe quello di agosto, mentre il mese di settembre andrebbe pagato nei termini usuali e quindi entro il 16 ottobre 2017.

Secondo Confartigianato, questa interpretazione, resa peraltro a pochissimi giorni dalla eventuale scadenza, contrasta invece con la volontà della del Decreto legge 189/2016 su “Interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici del 2016”, di sospendere fino a tutto settembre 2017 i versamenti, con ultimo mese oggetto di sospensione il periodo di paga di settembre, ponendo poi al 30 ottobre 2017 la prima scadenza per il pagamento dell’arretrato.

Confartigianato chiede quindi all’Inps un intervento che rettifichi il Messaggio del 10 ottobre e chiarisca che la sospensione degli adempimenti e dei versamenti dei contributi previdenziali ed assistenziali e dei premi per l’assicurazione obbligatoria comprende anche il periodo di paga relativo al mese di settembre 2017.

RITRATTI DEL LAVORO – Gismondi Atelier, la tradizionale oreficeria scultorea di Genova

Siamo a Genova, nella centralissima via San Vincenzo. È al primo piano di un palazzo antico come i vicoli del capoluogo ligure, che Sarah Gismondi e Alessandro Loffredo hanno fondato la Gismondi Atelier, un laboratorio capace di continuare la secolare tradizione orafa genovese. “Conosco questo settore da sempre, da quando sono nata – inizia a raccontare Sarah, una simpatica trentenne dal sorriso elegante e morbido come le linee dei gioielli proposti dall’Atelier – L’azienda di famiglia commercia argenteria da 250 anni. Anch’io ho iniziato lì, curando la rete commerciale con le botteghe artigiane. Ben presto, però, ho capito che ad affascinarmi era proprio la produzione, l’ideazione e la realizzazione dei gioielli. In altre parole, ero più attratta dagli aspetti legati all’artigianato che a quelli più specifici del commercio. A quel punto ho conosciuto Alessandro e abbiamo deciso di iniziare questo percorso imprenditoriale insieme”. Era il 2010, Alessandro Loffredo aveva iniziato a lavorare dopo gli studi tra l’istituto d’arte e l’eccellente scuola orafa di Valenza, in Piemonte. Oggi è lui, poco più che trentenne, a creare i gioielli della Gismondi Atelier, con passione, talento e tecniche artigiane affinate in anni di studio e di lavoro“Realizziamo i nostri gioielli seguendo il metodo della lavorazione Sforza, tipica della tradizione genovese, caratterizzata dalla cesellatura e dalle forme scultoree. Molta della nostra produzione prende ispirazione dalla città. Ad esempio, abbiamo realizzato una collezione disegnata sulle trame della pavimentazione dei vicoli di Genova o un’altra che prendeva spunto dalla tradizionale lavorazione ligure del ferro battuto”. Con loro c’è Marta Ballestraro, una giovane apprendista con la laurea nel cassetto, che si è innamorata dell’artigianato con un bando regionale sugli antichi mestieri. Parlando, poi, si scopre che fu Confartigianato Liguria a battersi perché quel progetto venisse aperto a tutti i mestieri della tradizione genovese, tra cui proprio l’oreficeria. “Genova ha perso gran parte del suo patrimonio artigiano, fatto di tecniche e antichi mestieri”, soprattutto argentieri e indoratori. “Questo è un problema importante – riprende Sarah Gismondi – Si è persa la cultura dell’artigianato e dell’insegnamento di queste tecniche. Anche a livello legislativo, vorremmo fosse più facile poter aprire le porte del nostro laboratorio a chi vuole scoprire questo mestiere. Questo favorirebbe la diffusione della cultura artigiana e lo sviluppo del tessuto imprenditoriale della città, con cui collaborare e confrontarsi”. Per un laboratorio che utilizza strumenti e attrezzi vecchi anche di qualche secolo, “come questa incudine del 1700”, ci dice Alessandro con un certo orgoglio, le recenti norme sui compro oro e sulle modalità di marchiatura “stanno creando problemi. Sono regole giuste per i compro oro, non per noi però – aggiunge Sarah – Il nostro mercato di riferimento è quello italiano, ma abbiamo clienti anche in Cina, in Svizzera e nel resto d’Europa”“Lavoriamo soprattutto sulla creazione di oggetti personali, sul restauro dei gioielli antichi e sulle collezioni che progettiamo e realizziamo qui in bottega – ci spiega Alessandro Loffredo, il maestro orafo della Gismondi Atelier –

Amiamo studiare soluzioni che permettano di realizzare i desideri dei nostri clienti, passiamo ore a cercare di capire come dar forma e sostanza ai loro gioielli. Cerchiamo sempre nuove forme e idee creative e innovative. Per un committente abbiamo realizzato una collezione di anelli che riproponevano le diverse tipologie di castelli medievali, mentre questo è un antico mulino”, spiega mentre ci mostra un anello che rappresenta un antico mulino, perfetto nella lavorazione e realistico in ogni dettaglio. Un vero e proprio capolavoro di arte orafa. “Le tecniche della lavorazione Sforza sono il nostro tratto distintivo, amiamo creare delle vere e proprie sculture”Ammirare ogni singolo pezzo della produzione della Gismondi Atelier è un viaggio tra anelli e bracciali, orecchini e collane plasmati con cura e sapienza, pezzi unici di una tradizione artigiana che cerca, studia e prova forme e materiali sempre più innovativi. “Studiando una vecchia ricetta, abbiamo provato a riproporre la lavorazione dell’oro blu – aggiunge ancora Alessandro – Una scoperta importante, che ha incuriosito noi e il mondo accademico. Provandone la lavorazione, però, ci siamo accorti che la durezza e la consistenza del materiale non si adattavano alle nostre esigenze, così abbiamo deciso di utilizzarlo soltanto per le parti decorative”. Innovazione che questo atelier di trentenni preparati e curiosi ha portato anche in altri ambiti dell’impresa, dalla commercializzazione dei prodotti in tutto il mondo grazie al web alla prototipazione 3d con l’utilizzo della tecnologia CAD, oltre alla riproduzione di impronte sui gioielli, utilizzando una tecnica inventata proprio qui in bottega. Un impegno alla ricerca della giusta alchimia tra la tradizione, l’innovazione e la cultura artigiana del territorio. “Siamo molto legati a Genova e alla Liguria, per le tecniche di lavorazione, lo stile e le materie prime delle nostre realizzazioni – continua Sarah – La nostra è una produzione 100% made in Liguria”, un connotato che fa della Gismondi Atelier una piccola impresa d’eccellenza dell’artigianato italiano.

 

Gismondi Atelier
Genova

STUDI – Il labirinto del burofisco: Per le imprese italiane allo spread di pressione fiscale di 1,4% PIL si aggiunge una elevata burocrazia fiscale, per cui Italia è al 126° posto nel mondo

Lunedì’ scorso Sergio Rizzo ha pubblicato su Repubblica un’inchiesta sulla burocrazia fiscale che grava sulle imprese italiane basata sulla nostra Elaborazione Flash “Il labirinto del burofisco“. Clicca qui per scaricarla. In particolare il lavoro esamina come in parallelo ad una più elavata pressione fiscale – in Italia superiore di 1,4 punti di PIL alla media europea – in Italia le imprese devono fronteggiare una maggiore onerosità della burocrazia fiscale.

L’analisi proposta evidenzia che nell’aggiornamento Doing Business 2017 della Banca Mondiale – che analizza le regolamentazioni che influiscono sull’attività imprenditoriale – l’Italia è al 50° posto nel mondo per condizioni favorevoli a ‘fare impresa’. La posizione dell’Italia si associa ad un evidente ritardo in merito ad importanti servizi pubblici e in particolare scende al 126° posto per procedure e tempi per pagare le tasse, con effetti negativi sulla competitività delle imprese e in particolare su quelle esposte alla concorrenza internazionale le quali beneficiano o rimangono svantaggiate dal livello della burocrazia fiscale.

Se effettuiamo il confronto internazionale tra i principali Paesi esportatori dell’Unione europea osserviamo che in Italia per pagare le imposte sono necessarie 240 ore, il valore più alto tra tutte le sette economie. La distanza è ampia rispetto gli altri competitor: nel dettaglio in Germania il tempo per pagare le imposte si riduce a 218 ore, in Belgio si riduce di circa un terzo scendendo a 161 ore, in Spagna a 152 ore, in Francia a 139 ore; i tempi si dimezzano rispetto a quelli necessari alle imprese italiane in Olanda a 119 ore e Regno Unito con 110 ore.

Un aspetto delle burocrazia fiscale è rappresentato dalla fitta agenda di scadenze fiscali. Nel Rapporto annuale di Confartigianato Lombardia è proposto un monitoraggio che, in relazione alla tipologia di imprese associate, conta in un anno 210 scadenze fiscali, pari a 4,4 scadenze per settimana lavorativa. Una complessità nella gestione delle imposte che riguarda 75 scadenze in ambito IVA, 39 per Imposte Dirette, 36 relative a INPS, 10 per Registro, 7 per Bollo, 6 per INAIL, 5 per Assistenza fiscale, 5 per Enasarco, 4 Per Imu/Tasi e sempre 4 per Sospensione termini, a cui si sommano ulteriori 19 scadenze per altri ambiti. Le scadenze si distribuiscono in maniere abbastanza omogenea: i mesi con il maggiore numero di scadenze è ottobre (26), seguito da novembre e maggio (22 scadenze ciascuna) e da giugno e luglio (21 scadenze ciascuna).

EXPORT – L’Europa trova l’accordo per i dazi antidumping, anche con la Cina

L’Europa trova la quadra sulle nuove norme antidumping e si prepara a varare il nuovo sistema di calcolo dei dazi da applicare ai prodotti importati nel Vecchio Continente. “Una buona notizia” per il Presidente dell’Europarlamento, Antonio Tajani“Il miglior risultato possibile”, ha invece detto il Ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, che ha sottolineato “il buon lavoro fatto dall’Italia a Bruxelles, per un nuovo quadro normativo e di calcolo dei dazi che proteggerà le imprese europee” dalle distorsioni economiche internazionali e, di conseguenza, dalla concorrenza sleale portata dalle imprese straniere. Il tutto, senza aggiungere oneri e costi extra per le imprese europee.
In pratica, la nuova metodologia di calcolo non prevede più la distinzione tra “economie di mercato” e non, con queste ultime che finiscono in un’apposita lista nera, ma prevede che sia la Commissione europea a stilare un elenco dei settori e delle nazioni potenzialmente a rischio dumping, di quelle, cioè, che potrebbero portare a distorsioni economiche, con una conseguente concorrenza sleale alle imprese comunitarie. Da oggi, infatti, verranno utilizzati i parametri del costo e dei prezzi di produzione nel paese di origine per individuare un potenziale dumping, oltre agli eventuali sussidi nazionali per investimenti, ricerca ed export che potrebbero generare distorsioni economiche per i prodotti extracomunitari. Infine, tra i nuovi parametri da considerare, l’Europarlamento è riuscito a far rientrare anche i criteri ambientali e i diritti del lavoro applicati nei paesi di origine.
Un cambiamento di paradigma nell’individuazione del dumping economico che di fatto verrà applicato anche alla Cina, capace troppe volte di eludere il vecchio sistema, e che negli ultimi 12 mesi ha fatto registrare un aumento vertiginoso delle esportazioni delle piccole e medie imprese italiane, con un +20,8%.

FORMAZIONE – Tutto pronto per le WorldSkills 2017, migliaia di apprendisti di tutto il mondo si sfideranno ad Abu Dhabi

Abu Dhabi si prepara alle WorldSkills 2017, le olimpiadi dei mestieri artigiani che ogni due anni permettono a migliaia di giovani di tutto il mondo di sfidarsi nel proprio campo di attività professionale. Elettricisti, parrucchieri, carpentieri e giardinieri, ma anche mestieri innovativi come il grafico 3d, il progettista web e il programmatore di software e applicazioni digitali. In tutto, sono 51 le categorie professionali dell’artigianato in cui i giovani di 58 nazioni del mondo si sfideranno a colpi di competenze, conoscenze tecniche e capacità manuali. La squadra italiana, come da tradizione, sarà guidata da Confartigianato Bolzano, in virtù dell’eccellente formazione duale applicata in Alto Adige. Saranno 22 i giovani che porteranno la bandiera italiana negli Emirati Arabi, sede della  44° edizione delle olimpiadi dei mestieri artigiani, una competizione nata in Spagna nel 1950 e che per la prima volta sbarca nel mondo arabo.
L’obiettivo delle WorldSkills resta lo stesso: innalzare gli standard qualitativi della formazione professionale dei giovani di tutto il mondo, per offrire la possibilità di confrontarsi con le tecniche e le capacità applicate in tutti e cinque i continenti. L’Italia, da sempre rappresentata dal Sud Tirolo, può vantare una gloriosa tradizione, fatta di medaglie, riconoscimenti e apprezzamenti internazionali. Una delegazione numericamente esigua rispetto a quelle di tanti paesi del mondo, come gli Stati Uniti, la Corea o la Gran Bretagna, ma capace di ritornare a casa da ogni edizione con un pieno di medaglie. Nella passata edizione di San Paolo del Brasile, ad esempio, i 19 ragazzi della nazionale italiana hanno raccolto 7 medaglie, di cui 5 d’oro, e 6 diplomi d’eccellenza. Quest’anno saranno in 22 a confrontarsi e a battersi per imporre l’artigianato italiano in tutto il mondo.

STUDI – Verso la legge di bilancio: si amplia il deficit ma scende il debito/PIL. Nove decimi manovra 2018 per sterilizzazione clausole IVA. Solo il 17,9% delle risorse da tagli di spesa mentre 26% da maggiori entrate

Nell’audizione alle Commissioni riunite Bilancio della Camera e del Senato di martedì scorso il Ministro dell’Economia e delle finanze Pier Carlo Padoan ha delineato la manovra di bilancio che il Governo presenterà entro il prossimo 20 ottobre e che sarà anticipata dall’invio alla Commissione europeae all’Eurogruppo entro il 15 ottobre del Documento Programmatico di Bilancio (DPB).

L’analisi delle cifre riportate nel quadro riepilogativo indicano nel 2018 un intervento della legge di bilancio di 19,6 miliardi di euro che sarà finanziato per il 56,0% da maggiore deficit, per il 26,1% da maggiori entrate e per un residuo 17,9% da minori spese. A seguito della manovra il deficit sale dall’1% all’1,6% del PIL. Nel 2018 il mix di una maggiore crescita del PIL (+1,5% rispetto al +1,0% previsto nel DEF di aprile) e una spesa per interessi che si mantiene bassa (al 3,6% del PIL) fa scendere il rapporto tra debito pubblico e PIL che passa dal 131,6% del 2017 al 130,0% del prossimo anno.

L’88,7% della manovra nel 2018 è destinata alla sterilizzazione delle clausole di salvaguardia sull’IVA. In tal modo viene disinnescato un aumento di 1,5 punti dell’aliquota IVA ridotta che sarebbe passata dal 10% all’11,5% e un aumento di 3 punti dell’aliquota ordinaria che sarebbe salita dal 22% al 25%.  La manovra poggia su un robusto pilastro di maggiori entrate per 5,1 miliardi di euro nel 2018, 5,7 miliardi nel 2019 e 6,0 miliardi nel 2020, mentre è più contenuto l’apporto dei tagli di spesa che valgono 3,5 miliardi nel 2018, per scendere a 1,5 miliardi nel 2019 e 2020.

Sulla base delle informazioni disponibili le maggiori entrate si potrebbero incentrare su interventi di lotta all’evasione, con il rischio – per i contribuenti onesti – di un aumento del carico burocratico, come evidenziato nel dossier di Confartigianato al centro dell’articolo di Sergio Rizzo pubblicato ieri su Repubblica.

Nella Nota di aggiornamento del DEF presentata a settembre dal Governo, la spesa pubblica aggredibile dalle politiche di spending review è pari a 327,7 miliardi di euro. Nonostante gli interventi degli ultimi anni, persiste la tendenza alla crescita della spesa, con un vistoso sbilanciamento sulla spesa corrente a danno della spesa per gli investimenti: al secondo trimestre 2017 la spesa corrente primaria annualizzata sale dell’1,6% rispetto al periodo precedente mentre la spesa per investimenti scende del 3,6%.

Nella Nota di aggiornamento del DEF il Governo conferma l’impegno a misure di riduzione strutturale della spesa corrente anche grazie alla razionalizzazione degli acquisti della PA mediante un rafforzamento del ruolo di Consip come centrale di acquisto nazionale della Pubblica Amministrazione ed un nuovo sistema per l’aggregazione degli acquisti, soprattutto delle Amministrazioni locali.

Una esemplificazione dei risparmi sugli acquisti per la PA la si riscontra per le commodities energetiche, come evidenziato nell’analisi dell’Uffici Studi pubblicata ieri nella rubrica settimanale su QE-Quotidiano energia. Sulla base di dati rilevati dal sistema Siope – nel 2016 Ministeri, Regioni, Strutture sanitarie e Comuni complessivamente registrano pagamenti per 4.316 milioni per energia elettrica, gas, riscaldamento e carburanti e – sulla base del monitoraggio MEF – ISTAT dei prezzi unitari di acquisto per alcuni beni e servizi della Pubblica Amministrazione – si stima che in media i prezzi degli acquisti energetici della PA in convenzione con Consip sono inferiori del 12,6% a quelli fuori convenzione. Oltre ai risparmi ottenibili sul fronte dei prezzi, una minor spesa deriverebbe dall’efficientamento energetico e dalla riduzione delle quantità consumate. A tal proposito l’analisi dei dati di Terna evidenzia che tra il picco pre crisi del 2008 e il 2016 il consumo di elettricità del settore privato è sceso del 7,8% mentre quello della Pubblica amministrazione è rimasto pressochè stazionario (-0,3%). Nello stesso periodo la spesa per consumi finali delle Amministrazioni pubbliche – a prezzi costanti – è scesa del 3,4%.

TG@ – Sette giorni di notizie con Confartigianato

TG@ è il web tg di Confartigianato Imprese, una settimana di notizie e approfondimenti sull’artigianato italiano. In questa edizione [clicca qui], le novità dell’accordo in Europa per i dazi antidumping, anche con la Cina, 

la Confartigianato porta negli Stati Uniti l’eccellenza dell’arredo artigiano, la battaglia degli Orafi di Confartigianato contro le norme sui ‘compro oro’ estese agli artigiani, la richiesta di confronto con la Motorizzazione Civile avanzata dai Revisori auto, l’appuntamento a Dubai con le WorldSkills 2017.

Segui questa e tutte le puntate del TG@ di Confartigianato sul nostro canale YouTube.

FISCO – Confartigianato su la Repubblica: Il ‘burofisco’ nemico di imprese 4.0

La burocrazia fiscale è un ‘mostro’ che blocca le imprese italiane. Confartigianato denuncia i record negativi del ‘burofisco‘  in una rilevazione rilanciata oggi da ‘la Repubblica’ in un’inchiesta firmata da Sergio Rizzo.

“L’Italia di ‘Impresa 4.0’ – sottolinea il Presidente di Confartigianato Giorgio Merletti – non può permettersi una burocrazia barocca, costosa e complessa. L’impegno del Governo e degli imprenditori per recuperare competitività rischia di essere vanificato da troppe leggi e adempimenti. Ci auguriamo che la ‘rivoluzione’ del fisco digitale annunciata dall’Esecutivo rappresenti davvero l’occasione per voltare pagina e per semplificare finalmente la vita degli imprenditori”.

Clicca QUI per leggere l’inchiesta su la Repubblica

MERCATI ESTERI – Confartigianato porta negli Usa l’eccellenza dell’arredo artigiano

Il 3 e 4 ottobreConfartigianato, in collaborazione con Ice Agenzia, ha portato 15 aziende artigiane ad ‘Italian Luxury Interiors’, la mostra collettiva dedicata alle migliori proposte dell’artigianato italiano nell’oggettistica da regalo, complemento d’arredo, illuminazione e tessile. L’evento si è svolto all’interno di ICFF MIAMI, la piattaforma nordamericana per il design globale, nella location esclusiva di Fort Lauderdale, a pochi chilometri da Miami. La qualità delle nostre imprese è stata apprezzata da più di 6.000 tra interior designer, architetti e operatori del settore lusso.

Un’occasione straordinaria per incrementare le opportunità commerciali delle piccole aziende italiane che, negli ultimi 12 mesi, hanno aumentato del 7% le vendite sul mercato degli Stati Uniti. 

LECCO – Confartigianato Lecco e Confartigianato Ancona si incontrano sulla carta

 

Si è concluso il progetto “CARTA MANENT”, promosso da Confartigianato Lecco “in rete” con Confartigianato Ancona, con l’obiettivo di far incontrare artigianato, scuola e territori sul tema della carta.  Dal 25 settembre, per una settimana, 125 ragazzi del liceo artistico “Medardo Rosso” di Lecco hanno partecipato ad una serie di laboratori di fabbricazione a mano della carta e di legatoria nella cornice del Santuario del Lavello di Calolziocorte, sotto la guida del maestro cartaio Sandro Tiberi – dirigente di Confartigianato Ancona – e del rilegatore calolziese Valentino Riva. Sandro Tiberi, esperto nell’arte della fabbricazione della carta fatta a mano, vive a Fabriano dove crea prodotti di altissimo livello puntando su innovazione e design. Per la qualità del suo lavoro ha ottenuto dalla Regione Marche il Marchio “Eccellenza Artigiana” e il titolo di Maestro Artigiano; il suo laboratorio è riconosciuto Bottega Scuola. Sui fogli prodotti a mano, gli studenti hanno poi creato le loro opere artistiche, ispirandosi a paesaggi e architetture lungo l’Adda. Infine, sotto la guida del rilegatore Valentino Riva, i lavori sono stati montati con tecniche di rilegatura artigianali su supporti di cartoncino riciclato fornito dalla Cartiera dell’Adda. L’ingegner Giuseppe Cima, titolare dell’industria di Calolziocorte, per l’occasione ha aperto le porte ai ragazzi, regalando una speciale opportunità per visitare gli impianti. L’evento si è concluso con l’esposizione delle opere nell’ambito della mostra “Adda/specchio: paesaggi e suggestioni”. Grande interesse anche per il convegno di chiusura, moderato dalla coordinatice del progetto Cristina Pelomori, con la partecipazione dei ragazzi e gli insegnanti del Liceo Medardo Rosso, guidati dal preside Carlo Cazzaniga e dal professor Mario Carzaniga, con i quali Confartigianato Lecco collabora da tempo riscontrando un costante impegno nel cogliere le opportunità di scambio reciproco, in particolare con il  settore dell’artigianato grafico. “Quest’esperienza – ha sottolineato Vittorio Tonini, segretario generale di Confartigianato Lecco – dimostra come su progetti condivisi sia possibile costruire una rete tra associazioni territoriali, da proporre come modello per tutto il sistema Confartigianato”.  “I saperi – ha ammonito il maestro Sandro Tiberi – sono beni culturali che hanno lo stesso valore dei monumenti storici: meritano la stessa attenzione e devono essere tutelati, altrimenti scompariranno”. “E’ compito di noi artigiani valorizzare il “saper fare”  – ha confermato Valentino Riva – puntando su quella passione per la manualità che ancora dimostrano molti ragazzi. Una grande risorsa è rappresentata dalle persone diversamente abili che, nel mio laboratorio, vedo appassionarsi al mestiere, assumendosi il compito di tramandare questo meraviglioso lavoro”. “Sebbene la nostra realtà industriale si basi su una produzione standardizzata – ha proseguito l’ingegnere  Giuseppe Cima, titolare della Cartiera dell’Adda – anche per noi la qualità è la chiave del successo, da più di 250 anni. La tradizione della carta nel Lecchese è antica: sarebbe perciò auspicabile la nascita sul nostro territorio di un polo di conoscenza e di eccellenza artigiana dedicato alla carta”.

“La passione per la carta – ha detto il vicepresidente di Confartigianato Lecco Davide Riva, titolare dello Scatolificio Lariano – è la molla che ci spinge a inventare sempre qualcosa di nuovo. E’ nata così l’idea di una linea di mobili in cartone: il materiale è lo stesso usato per le scatole, modellato con forme il cui solo limite è la fantasia”.
“Confartigianato Lecco e Confartigianato Ancona – ha concluso Daniele Riva, presidente – si sono incontrate avendo come obiettivo comune la valorizzazione dell’artigianato d’arte, un patrimonio culturale unico, in quanto riassume in sé l’impronta di un territorio, la sua storia, i suoi valori. L’artigianato artistico rappresenta una risorsa economica fondamentale: costituisce infatti un tessuto produttivo diffuso che è il frutto di una tradizione secolare ed è depositario di inestimabili conoscenze materiali e immateriali”.

ORAFI – Continua la battaglia contro le norme sui ‘compro oro’ estese agli artigiani

Gli orafi artigiani non ci stano ad essere confusi con i ‘compro oro’. Per loro la  compravendita di metalli preziosi usati avviene solo occasionalmente e in maniera marginale. Assurdo e inaccettabile, quindi, che debbano rispettare le nuove norme in vigore da luglio che regolano l’attività dei ‘compro oro’ e che sono state volute per combattere pratiche illegali e rischi di riciclaggio.

Durante il dibattito parlamentare che ha preceduto l’emanazione del decreto, il Presidente di Confartigianato Orafi, Andrea Boldi, è intervenuto alla Camera e al Senato proprio per chiedere sì regole che disciplinassero i compro oro, ma senza caricare di nuova burocrazia e di nuovi costi gli orafi artigiani.

Niente da fare, la legge ora c’è e impone ai laboratori artigiani una serie di costi e adempimenti assurdi.

Ma gli Orafi di Confartigianato non si danno per vinti e continuano a chiedere che le nuove regole vengano cambiate.

Lo hanno fatto anche nei giorni scorsi con una lettera inviata al Ministero dell’Economia nella quale sollecitano una serie di modifiche. Il Presidente Andrea Boldi chiede che le imprese artigiane siano escluse dall’applicazione di adempimenti previsti dalla legge come, ad esempio, la tenuta di un conto corrente dedicato, il mantenimento del registro al quale devono iscriversi gli operatori ‘compro oro’, l’obbligo di rispettare le nuove norme in caso di ritiro di preziosi usati e permuta con oggetti nuovi, l’obbligo di pagamento con moneta elettronica per acquisti pari o superiori a 500 euro.

Insomma, la battaglia continua, perché gli Orafi di Confartigianato non ci stanno a subire una legge che, nata per colpire attività sospette, finisce per danneggiare gravemente gli imprenditori artigiani che operano nella legalità.

REVISORI AUTO – Subito confronto con Motorizzazione Civile su impatto direttiva europea

Revisori Auto di Confartigianato tornano alla carica sollecitando un incontro con il vertice della Motorizzazione civile per discutere l’applicazione della nuova direttiva europea sulle revisioni

Il confronto è tanto più urgente se si considera l’impatto che le nuove norme avranno sull’attività delle officine e sulla sicurezza stradale. A preoccupare i Revisori auto di Confartigianato sono soprattutto le disposizioni di recepimento della direttiva che riguardano le attrezzature e che sono molto peggiorative rispetto alla norma europea. “Non c’è tempo da perdere, denunciano i Revisori Auto. Ne va della sopravvivenza delle nostre imprese, ma anche della sicurezza stradale e dei diritti degli automobilisti”.

MODA – Dal Mise via libera a credito d’imposta Ricerca&Sviluppo anche nei settori della produzione creativa

Soddisfazione viene espressa dalle Associazioni del sistema moda di Confartigianato,  Cna e Confindustria per ilparere pubblicato dal Ministero dello Sviluppo Economico in merito alla ammissibilità delle attività collegate alla ideazione e realizzazione dei nuovi campionari tra quelle che possono beneficiare del nuovo credito d’imposta per Ricerca e Sviluppo.
Il chiarimento si era reso necessario a seguito di incertezze emerse riguardanti la corretta interpretazione della previsione normativa recata dal comma 5 dell’art.3 del decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 145 – che esclude espressamente dalle attività ammissibili “le modifiche ordinarie o periodiche apportate a prodotti, linee di produzione, processi di fabbricazione, servizi esistenti e altre operazioni in corso anche quando tali modifiche rappresentino miglioramenti”.
Il Ministero dello Sviluppo Economico ha chiarito che nei settori in questione possono considerarsi rilevanti, quali attività di ricerca industriale e sviluppo pre-competitivo, l’insieme dei lavori organizzati dall’impresa ai fini dell’elaborazione e della creazione di nuove collezioni di prodotti. Più in particolare, è nelle fasi della ricerca e ideazione estetica e nella conseguente realizzazione dei prototipi dei nuovi prodotti che può astrattamente individuarsi “quel segmento di attività diretta alla realizzazione del prodotto nuovo o migliorato, al quale collegare l’agevolazione che premia lo sforzo innovativo dell’imprenditore”. Tale processo di creazione di prodotti nuovi o migliorati potrà in concreto apprezzarsi, a seconda dei casi e in conformità alle prassi commerciali del settore, in rapporto ai materiali utilizzati, alla combinazione dei tessuti, ai disegni e alle forme, ai colori o ad altri elementi caratterizzanti le nuove collezioni rispetto alle serie precedenti.

Il Presidente di Confartigianato Moda Fabio Pietrella esprime soddisfazione per il risultato, frutto di un lungo percorso condiviso con le altre Associazioni della moda e teso a riconoscere gli investimenti in innovazione delle imprese in chiave industria 4.0

Il chiarimento è infatti il risultato di un’azione congiunta tra le Associazioni settoriali di Confartigianato, Cna e Confindustria trainate dall’Assessorato alle Attività Produttive della Regione Emilia-Romagna. Un efficace lavoro di squadra, guidato e coordinato dall’assessore Palma Costi, che ha permesso finalmente l’utilizzo del credito d’imposta alle aziende del settore. Uno degli obiettivi del progetto della fashion valley, per il quale Istituzioni, Associazioni e Imprese hanno investito energie e risorse.

“Il sistema moda rappresenta un settore estremamente complesso e coinvolto da sempre in una forte competizione internazionale – dichiarano dai vertici delle Associazioni – e l’investimento delle imprese nella presentazione di nuove collezioni attraverso la realizzazione di prototipi è un investimento rilevante e fondamentale per partecipare da protagonisti a questa competizione”. “Il chiarimento pervenuto dal MiSE è un ulteriore segnale di attenzione verso il settore verso il quale esprimiamo vivo apprezzamento così come la vicinanza della Regione Emilia Romagna che ci ha accompagnato nel raggiungerlo” sottolineano da Confartigianato, Cna e Confindustria.

 

 

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